I più fortunati hanno una famiglia solida e un lavoro che offre un altro tipo di solidità, altrettanto vitale (uno smart working, perché in pandemia se il lavoro non è abbastanza smart, non è lavoro); molti hanno perso una delle due stabilità e navigano a vele ammainate, in balia del vento, senza altra forza se non il pensiero che passi, che passi presto; e altri, purtroppo, hanno perso molto, tanto di più, e forza non ne hanno, esaurita tutta.
Come ne usciremo non lo può sapere nessuno, ma una cosa la so: non dobbiamo avere paura di chiedere aiuto. Facciamoci sostenere: in questo momento serve tutto l’aiuto possibile per ricominciare. Fingere che va tutto bene non è un’opzione praticabile, siamo esseri umani con bisogni vitali, non macchine in avaria: ignorare i problemi non solo non li cancellerà, ma a lungo andare distruggerà poco per volta la fiducia verso noi stessi, ci annullerà nel profondo.
Per stare meglio bisogna dare sfogo a tutto il dolore nascosto: apritevi agli altri e lasciatevi sostenere dal conforto altrui. Affidatevi a familiari, amici, colleghi, persone di cui vi fidate, e mostrategli le vostre fragilità. Affidatevi ai professionisti seri, fate ricerche su internet e non vergognatevi: la mente è fragile e tutti noi possiamo avere bisogno di aiuto. Se non c’è nessuno di cui vi fidate, chiedete aiuto alle associazioni del vostro territorio: c’è un mare di umanità che viaggia sotto il pelo dell’acqua, anche intorno a voi. Basta osservare un po’ meglio la superficie del mare e la vedrete, ne sono sicura. L’umanità non è finita, il virus ci ha tolto tanto ma non tutto. Siamo vivi e possiamo ricominciare.